L’associazione Gabbiano si è occupata in passato del progetto AbitiamOvest (progetto sull’abitare per costruire percorsi verso l’autonomia delle persone disabili).
Il progetto, giunto alla sua conclusione, è stato presentato insieme ad altri dieci nel congresso “Fare casa così; il volontariato per l’abitare inclusivo”, organizzato dal Ciessevi il 24 novembre 2010 presso la sala Enaip di via Luini,7 a Milano. Lo svolgimento del convegno è stato la nitida fotografia del cantiere ovvero del laboratorio accennato nel titolo. Non un cantiere di tipo edilizio come si potrebbe pensare nel fare casa, ma un’analisi ed un panorama della complessità di amalgamare i soggetti e gli oggetti in questione: le persone fragili, il fare casa e l’abitare.
Che la casa (il dove) e l’abitare (il come) debbano essere tra loro correlati in modo stretto è tanto più vero per le persone disabili, le persone anziane, i giovani e le famiglie in difficoltà.E’ infatti necessario ed indispensabile che trovino intorno a loro un contesto ed una comunità locale pronti ad accoglierli e ad includerli. Ma i due termini, la casa e l’abitare in senso inclusivo, sono attualmente, sia singolarmente che congiuntamente, di difficile realizzazione. La casa soprattutto per la penuria di risorse sia pubbliche che private nell’odierna situazione sociale, l’abitare per un ancora insufficiente livello culturale di accoglienza e vicinanza per le persone fragili. Di qui la necessità di pensare la materia in modo non solo tradizionale (fare, organizzare nuove case), ma agile, diverso. Ecco allora la consapevolezza, in quasi tutti i progetti, che dei due aspetti quello su cui si può incidere più a breve è il miglioramento del contesto sociale in cui i soggetti deboli sono inseriti.
L’elemento di base comune a tutti è stato quello di creare, ampliare, rafforzare reti tra gli attori di questo processo. Reti a livello micro, locale, di quartiere che hanno il valore aggiunto della prossimità alle persone ed a livello macro che hanno più ampie possibilità di relazioni ed opportunità. Reti interne al mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale ed aperte all’integrazione con altri soggetti pubblici e privati (amministrazioni comunali, ASL, parrocchie, società sportive, circoli didattici).
Insomma tutta la ricchezza di un mondo che si muove nella direzione del sostenere un welfare solidale. Tutto questo crea conseguenze, possibilità, azioni concrete che vanno in questo senso. Innanzitutto il potere educativo che “ il fare casa assieme” crea… La relazione genera contaminazione ed apprendimento reciproco, amplia e completa le diverse competenze. Dà la possibilità mettendo in comunicazione interno ed esterno di far conoscere le realtà abitative solidali esistenti, di migliorarle, valorizzarle. Porta al superamento di resistenze e pregiudizi con la collaborazione per esperienze concrete anche con la piccola proprietà, essendo le stesse dotate di una sostenibilità e quindi di una credibilità di non breve periodo supportata da una rete sociale.
Il collante principale di tutto è naturalmente il volontariato. Un volontariato che apre la mente a queste problematiche, che si specializza. Volontariato che si etichetta come volontariato di residenza, ma che dovrebbe essere uno degli elementi costitutivi di una politica pubblica abitativa. Che comunque ha cominciato a elaborare la casa come servizio, come ambiente complesso con una serie di attività sociali che facilitano la convivenza e l’abitare come attività sul territorio che si riprende il territorio.
Espressioni come abitare sociale diffuso, condominio solidale sono belle ed esemplificative ma nella realtà sono meno frequenti di quanto sarebbe necessario.
Gli esiti dei progetti sono provvisori ma non per questo meno significativi. Anche per il progetto AbitiamOvest, di cui l’associazione Gabbiano è stata il capofila, dopo la costituzione della rete, la mappatura dei bisogni e delle strutture di residenzialità dell’ambito territoriale, l’inquadramento delle problematiche del volontariato di residenza, l’esito è parziale avendo bisogno per un approfondimento di più tempo.
Ma noi siamo testardi e cercheremo di completare il lavoro svolto.
Nello Dragonetti