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12/02/2009  |  il gabbiano

A casa mia: dai princìpi ai fatti

Chi desidera devolvere il 5×1000 all’associazione di volontariato “Il Gabbiano noi come gli altri” può indicare il codice fiscale n. 09218170158

“Il Gabbiano” ha scritto tre volte, in poco più di un anno, di residenzialità autonoma delle persone disabili e del diritto delle stesse ad una vita adulta indipendente. Il mese scorso è stato fatto l’esempio del calabrone che secondo alcuni calcoli teorici non potrebbe volare e che invece è la smentita vivente di teorie astratte. Lo stesso si può dire per le esperienze fatte sulla resindenzialità, che sono una smentita dell’antitesi tra disabilità e vita autonoma. Il fatto è che il problema non è il calabrone, ma sono gli ostacoli che vengono frapposti volontariamente o no al suo volo. Come lo sono i numerosi ostacoli per le persone disabili. Da alcuni anni da parte di varie associazioni ed in particolare di Spazio Residenzialità della LEDHA (Lega per i diritti delle persone con disabilità) sono stati sviluppati modelli dell’abitare per persone disabili. Il percorso di questi modelli è articolato in quattro stadi : 1) Informare 2) Sensibilizzare 3)Connettere 4) Sostenere. Lo stato attuale dell’arte dimostra che il percorso ha una sua validità consolidata nei primi tre punti. E cioè nell’evidenziazione del problema del durante noi-dopo di noi, nella sensibilizzazione soprattutto delle famiglie sui rischi che corrono nel non affrontare il problema e sui vantaggi che sotto l’aspetto umano la crescita autonoma dei loro cari comporta, nella organizzazione e messa in rete delle persone interessate, con tecniche ad esempio come i gruppi di auto-mutuo aiuto, per compiere i primi passi con le proprie gambe verso la meta finale. Dove il percorso può incepparsi è sul sostenere. Sostegno tecnico-amministrativo, giuridico, ma soprattutto economico-finanziario. Infatti, anche non considerando eventuali costi di investimento, i costi di gestione per un abitare dignitoso e sicuro di una persona disabile si possono avvicinare a 2000 € mensili. Costi che non sono alla portata di tutte le famiglie.
In un recente incontro presso la Provincia di Milano, dal titolo “ A casa mia. L’abitare delle persone con disabilità”, è stato portato come esempio di realizzazione pratica il progetto Ponte Lambro solidale. Esempio anche della via maestra di progettazione e realizzazione fondata sulla collaborazione pubblico-privato. Infatti in appartamenti di proprietà della Provincia di Milano con la collaborazione di due fondazioni e del consorzio Sir Lambro, è stato costituito un condominio solidale in cui con l’aiuto
di un operatore sociale andranno ad abitare 4 persone disabili, 2 single orientati al sociale e 2 famiglie a basso reddito.
Dall’esempio fatto si può comprendere come per una realizzazione di una certa importanza è necessaria una organizzazione complessa, partendo da un capitale già esistente (proprietà dell’ente pubblico) e disponendo per la gestione futura di facilitazioni (affitto, ecc.) da parte della proprietà.Per realizzazioni più piccole l’organizzazione sarà più semplice. Ma rimane il fatto che i nodi da sciogliere sono gli strumenti amministrativi e legislativi che favoriscano la progettazione, l’accessibilità pratica e strutturale e sostengano in modo mirato sotto il profilo economico finanziario le famiglie. Da tempo sono state lanciate dalle organizzazioni di volontariato della disabilità campagne come quella “pagare il giusto” che favoriscano la sostenibilità di questi progetti. Ma ad oggi non si hanno ancora gli strumenti normativi. Certo in tempi di contrazione economica le risorse vanno indirizzate in modo oculato; ma non vi è altra strada se si vuole veramente un welfare comunitario. Perciò la nostra azione futura va indirizzata fortemente sul sostenere. In caso contrario si rischia che le realizzazioni pratiche sull’abitare delle persone disabili abbiano una scarsa diffusione e che le famiglie, che si sono sensibilizzate ed unite per percorrere sino in fondo questo cammino, non vedendo uno sbocco si rinchiudano in se stesse. Sarebbe una sconfitta per i princìpi e per la nostra azione.

Nello Dragonetti

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