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Homepage > Magazine > Post dal 1997 > 2007 > Noi come gli altri "siamo" ma dobbiamo ancora "ritenerci" cittadini del mondo
12/05/2007  |  il gabbiano

Noi come gli altri “siamo” ma dobbiamo ancora “ritenerci” cittadini del mondo

E’ senza dubbio una banalità dire che una meta si raggiunge facendo un passo dopo l’altro. Ma è certamente un altro importante passo verso la meta della piena cittadinanza la ratifica della “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”. E’ stata firmata lo scorso 30 marzo a New York da 82 nazioni. Per l’Italia era presente alla firma il Ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, affiancato da membri italiani di associazioni della disabilità. Questo fatto, senza dubbio significativo, ha voluto essere un’affermazione di principio del motto della convenzione “Nulla che ci riguarda, sia deciso senza di noi”.
L’evento è stato annunciato e discusso in tempo reale il 26 marzo scorso presso la sala consiliare della Provincia di Milano in via Vivaio, 1.
Ombretta Fortunati, consigliera provinciale delegata alla tutela dei diritti delle persone con disabilità ed animatrice dell’incontro, ha aperto i lavori ed inquadrato l’argomento.
Ha definito l’adozione della convenzione una tappa storica, il momento conclusivo di un percorso partecipato. Ma il punto di arrivo di un lavoro comune deve essere il punto di partenza per l’adozione di buone prassi.
La convenzione è destinata a dare una scossa alla mentalità delle nazioni e dei governi, a costruire sempre di più un approccio basato sull’eguaglianza dei diritti. Non si devono creare nuovi diritti, che in Italia con l’ordinamento esistente ci sono già, ma attuarli meglio e più velocemente. In Italia vi è una mancata applicazione strisciante ed un atteggiamento un po’ lassista anche da parte delle istituzioni. La firma di New York deve perciò essere un salto di qualità che da una parte affermi le idealità e dall’altra stimoli il pragmatismo.
Antonio Papisca, professore di diritto all’università di Padova, ha delineato l’evento sotto il profilo del diritto internazionale. La convenzio¬ne è l’ultima figlia della “Dichiarazione universale dei diritti umani” dell’ONU del 1948. Entra a far parte di un corpus di diritti internazionali, di diritti umani. Il diritto si umanizza, non ha più mediazioni. I diritti umani fondamentali (quelli dei bisogni vitali delle persone) devono sempre rispondere ai principi di universalità, interdipendenza, indivisibilità.
Non si possono far gerarchie sui vari diritti fondamentali: prima quelli politici, poi quelli economici, ecc … La pienezza del diritto produce la pienezza della cittadinanza, fonde la persona, tutte le persone, con la comunità.
Importante è uno dei concetti fondamentali del testo: quello di inclusione. Inclusione che non è integrazione ma partecipazione diretta; ritorna il principio “Niente su di noi senza di noi”.
Innovativo è anche il protocollo della convenzione che cerca di potenziare le garanzie. In esso, ad un organismo eletto in ambito ONU (II Comitato per i diritti delle persone con disabilità) sono attribuiti poteri di ispezione, osservazione e censura sull’applicazione della convenzione nei riguardi dei singoli stati aderenti.
Vittoria Beria, membro del Segretariato per la convenzione sui diritti delle persone con disabilità dell’ONU, ha riassunto la struttura del documento, la cui prima bozza fu presentata dall’Italia 25 anni fa, e la sua futura evoluzione.

Le principali caratteristiche sono:
– I diritti umani e lo sviluppo sociale.
– Non crea nuovi diritti.
– Contiene principi guida, diritti, obblighi e norme sul monitoraggio.
– Ha un approccio inclusivo. L’evoluzione della società non deve essere separata per i disabili e gli altri soggetti deboli.

Come è stata finalizzata:
– Evidenziando il legame povertà disabilità.
– Con la partecipazione della società civile.
– Con una partecipazione ampia.

Cosa rappresenta:
– La riaffermazione dei diritti delle persone disabili.
– Un cambiamento di mentalità.
– Uno strumento legalmente vincolante che copre tutte le disabilità, tutti i settori.

Come dovrà essere realizzata:
– Con politiche continuative.
– Con la partecipazione delle persone disabili e delle loro organizza¬zioni.
– Con un’applicazione nazionale.
– Con la cooperazione internazionale.

Giampiero Griffo, rappresentante italiano presso European Disability Forum, ha concluso gli interventi mettendo anche lui in evidenza i punti più qualificanti della convenzione e fornendo dati che fanno risaltare la necessità di una sua applicazione. Si calcolano nel mondo circa 650 milioni di persone con disabilità, di cui 50 milioni in Europa e 5.600.000 in Italia; se si vuole citare come esempio un indicatore significativo del rapporto povertà-disabilità, in Italia il tasso di disoccupazione è del 6,8% mentre per le persone disabili è del 76%.
La successiva discussione sui temi esposti si è sviluppata con il contributo di membri del Senato della Repubblica e di associazioni della disabilità, mentre le conclusioni sono state tratte dal Ministro per la Solidarietà Sociale.
Forse un documento su temi e principi generali, seppur importanti, firmato a New York, ci può apparire distante.
Ma proviamo a leggere il suo scopo che nell’art. 1 recita: “Scopo della presente Convenzione è promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilita, e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità.
Allora dobbiamo ammettere che da oggi abbiamo un alibi in meno per non contribuire a questa dignità.
(Nello Dragonetti)

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