L’idea di questo calendario era molto semplice: andare a recuperare momenti di vita al Gabbiano del passato e affiancarli a quelli attuali. Non per un effetto nostalgia, ma per cercare punti di contatto tra epoche lontane. La parola magica è continuità. Di punti di contatto ne abbiamo trovati dodici e li abbiamo seminati nel calendario 2024, mese per mese. La reciprocità, l’accoglienza, la questione del limite da accettare o da spostare un po’ più in là… questi sono solo alcuni dei principi di base che hanno caratterizzato il volontariato al Gabbiano già negli anni Ottanta e poi via via fino a oggi. Riconoscendoli, abbiamo riaffermato una volta di più la nostra identità. In trentacinque anni moltissime persone sono cambiate, ma i significati no, quelli sono rimasti gli stessi. Una volta non c’erano gli smartphone e i social, eppure, quando ci siamo messi alla ricerca, siamo stati sopraffatti da centinaia e centinaia di immagini, che straripavano da scatoloni in soffitta, oppure sfuse nei cassetti, incollate alla plastica di raccoglitori dimenticati tra gli scaffali. Qualche mano ottimista aveva provato a organizzarle, quelle foto, con didascalie scritte a penna, in bella calligrafia, ma, ragazzi… come si fa a organizzare una valanga? Generazioni di volontari degli anni Ottanta, Novanta e Duemila, pranzi alla Cava Aurora su piccoli tavoli rotondi, facce più giovani, tanta, tantissima gente, con e senza disabilità cognitiva, che ha riempito di senso il percorso del Gabbiano e che ora non c’è più. Un disordine organizzato, rumoroso e non troppo professionale, ricco di energia e pure con qualche contraddizione. E poi la posa della prima pietra in via Ceriani, dove prima il panorama era molto diverso… Troppa vita, impossibile afferrarla o descriverla tutta, si può solo “sentirla” e poi lasciarla andare.
Le dodici foto di allora non hanno la qualità e la risoluzione delle immagini di oggi, ma fa niente, anche quelle inquadrature controluce e quei mossi sono parte del nostro viaggio. Le dodici foto di oggi, invece, fanno pensare che il viaggio continua, con nuove persone che sentono il bisogno di salire a bordo per il loro tratto di strada, più o meno lungo che sia, portando la propria specificità. I binari sono collaudati, vedremo dove ci condurranno nel 2024.