Il Gabbiano ha partecipato all’incontro “Che miti..questi giovani” organizzato da Ciessevi (Centro Servizi per il Volontariato) presso il Nuovo Spazio Guicciardini, sul tema del volontariato giovanile. Ecco il resoconto.
Può sembrare strano sentir parlare oggi di volontariato giovanile, visto negli anni ’70 dire volontario significava proprio dire “giovane”. Oggi il luogo comune più diffuso sui giovani è quello che siano senza valori, poco affidabili, non coinvolti e soprattutto incapaci di comunicare, se non con la mediazione di un computer. I giovani, descritti spesso in questo modo dai mass media, provocano un forte senso di estraneità, quando invece questa generazione dovrebbe essere sentita come vicina e soprattutto capace di portare avanti il lavoro che è stato fatto dalla generazione precedente. La società attuale è caratterizzata da un forte disconoscimento dell’importanza dell’investimento sui giovani, e il passaggio di consegna dei ruoli nella società e anche nella famiglia, non è più attuato. Un esempio lampante di questa china scivolosa è la trasformazione in atto nel mondo del lavoro, caratterizzato dal precariato. I sociologi ipotizzano che la diffusione di una mentalità professionale basata sulla flessibilità e precarietà abbia un forte effetto nel creare l’atteggiamento incostante tipico delle nuove generazioni. La percezione della necessità di un impegno continuo e stabile diventa quindi molto difficile e possiamo immaginare come sia altrettanto complicato per i giovani riuscire a porsi nei confronti del sociale, del volontariato con un approccio serio e un impegno continuo. Paradossalmente però i dati che fornisce il Ciessevi permettono di avere una visione molto diversa dell’impegno dei giovani nel volontariato. Infatti, sebbene secondo la semplice lettura dei dati la partecipazione al volontariato dei giovani (14%) è inferiore a quella degli adulti, va considerato che la percentuale di giovani nella popolazione (circa 17%) è comunque inferiore rispetto a quella degli adulti. Questo ci permette di tirare un sospiro di sollievo nei confronti di questi “nuovi giovani”. Nell’attuale società quindi i valori più che persi si stanno trasformando e la nuova generazione ha in realtà una forte necessità di riformulare il mondo di valori, attraverso la propria esperienza. La motivazione al volontariato da parte dei giovani non è più data da un ideale (come succedeva negli anni ’70), ma al contrario è determinata dalla necessità di costruire e radicare degli ideali che permettano di far fronte a questo presente fatto di incertezze. I giovani che fanno volontariato donano il proprio tempo, ma non lo perdono, lo ricevono indietro arricchito e nutrito di esperienze e affetti che danno valore e luce alla loro esistenza. Col volontariato si dona qualcosa che è impercettibile e profondo, E’ come la fiamma di una candela, che può essere usata per accenderne altre mille senza spegnersi.
Laura Faraone
Chi fosse interessato a provare un’esperienza di volontariato può rivolgersi all’associazione Il Gabbiano – Noi come gli altri in via Ceriani, 3.
Oppure può contattare il Centro Ascolto dell’Associazione (Tel. 02 48911230 – Orario: da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13).