Archibald MacLeish, poeta americano del Novecento, la descrive con una poesia, ma qui al Gabbiano sembra proprio di sentirla questa musica, che nasce dall’armonia e dall’interezza. E cioè dalla capacità di restare se stessi, anche se diversi, accogliendosi reciprocamente. La musica sembra provenire da un’orchestra perfetta, dove spiccano ad esempio la voce di Giulia, solista ma alla ricerca di un gruppo e il mutismo pensieroso di Paolo che, di tanto in tanto come fanno solo i veri artisti, concede il suo commento distratto. A dirla tutta per conoscere i veri talenti del silenzio musicale bisogna allenare l’orecchio e imparare a gustarsi anche gli accordi di Paola, di Maurizia e di Simone. Non è facile e immediato, ma nemmeno una sinfonia di Beethoven lo è. Possibile obiezione: nella vita ci sono molte difficoltà … perché cercare sinfonie difficilissime, quando il mondo è pieno di belle rime “amore-cuore”, pronte e facili da apprezzare? E se fosse solo per soddisfare il bisogno di calare l’aiuto dall'”alto” della propria bontà verso il “basso” di chi riceve?
Potente, ruvida e genuina è la musica di Ida, che lo dice e lo ripete guardandoti fisso negli occhi: “lo non faccio la merenda”!
Ed è pienamente se stesso Roberto quando suona il violino alle volontarie donne e poi scappa e ti chiede di inseguirlo, finché frena, ti sorride e poi ti abbraccia. E ti dice che sei suo amico. C’è una gran confusione in via Ceriani, ma non c’è folla, perché c’è identità. Almeno fino a quando ciascuno conserverà il piacere di cogliere l’armonia scoprendo nell’altro tutte le differenze, ma anche una persona vera, senza maschere. No, nessun aiuto dall’alto verso il basso. Solo il senso di appartenenza ad un’orchestra perfetta perché “vera ” nei suoi umanissimi limiti. Magistralmente diretta da tutti: dalla bacchetta di Elvio, che non lascia scampo a chi non sa tenere il tempo (il suo), dalla tromba graffiante di Alessandro, che punta sulla Juve e da Elena e Fiorella, alle prese con un ricamo che sa di flauto. Grazie a loro e a tutti gli altri scopriamo che un’orchestra perfetta non può che essere imperfetta.
(Giampiero Remondini)