Non è come andare all’Opera, eppure fa sempre un certo effetto vederli perchè trasformano il palcoscenico in una casa accogliente, nella quale il limite non ha paura di manifestarsi. Forse perchè abita e si manifesta insieme a capacità che ogni volta ti sorprendono. Sabato 1 marzo la compagnia dell’Associazione “Il Gabbiano – Noi come gli altri” è tornata ad esibirsi in un teatro confermando che vale la pena cercarlo, questo difficile equilibrio tra l’accoglienza (il rispetto) del limite e la voglia di spostarlo un po’ più in là. Il gruppo teatrale del Gabbiano è formato da persone con disabilità e volontari dell’associazione. Non ci sono quindi attori professionisti. Sotto la guida ormai consolidata di Heike Coletta e Patrizia Battaglia, di Pattygiramondo, questa compagnia in cammino porta in scena spettacoli da quasi otto anni. Prima in sordina, protetta dal telo delle ombre, con le sagome in mano e nella rassicurante sala azzurra del Gabbiano in via Ceriani. Poi provando a uscire davanti a quel telo, per vedere l’effetto che fa. E poi ancora dal palcoscenico di teatri veri: il Comunale di Cilavegna (Pv), nel settembre del 2012, e il CTS Olmi, qualche settimana fa. Il primo spettacolo “Ti racconto di me” ha debuttato due anni fa ed è stato ripreso in una versione ampliata (stavolta anche i volontari si mettevano in gioco raccontando qualcosa di sé), dopo un altro anno mezzo di prove, il sabato pomeriggio. Il titolo contiene un’implicita richiesta a mettersi in posizione di ascolto. Quasi a dire: provaci… potresti stupirti a scoprire che ne vale la pena.
E’ proprio quello che è successo al CTS Olmi, in una sala molto più piena del previsto. Il pubblico ha ascoltato il racconto di persone che hanno messo il proprio impegno al servizio di un progetto comune. Non ha rimosso l’evidenza del limite, ma neppure si è fermato lì. Subito dopo la difficoltà nell’esprimersi o nel muoversi, era impossibile non cogliere, ad esempio, la tensione e la concentrazione del pittore che dipingeva sul telo: quella capacità di applicarsi poteva essere un insegnamento anche per la vita quotidiana di ciascuno. Esattamente come l’energia di danza sfrenate, che non hanno meno efficacia se vengono fatte da una carrozzina. O ancora come la distensione di un passeggiata a Parigi, lentissima, tutta da gustare perchè evocava la capacità di essere presenti nel momento. Nello spettacolo ciascuno raccontava qualcosa di sé, cercando ovviamente di divertire ma senza dare l’impressione di rinunciare a se stesso, senza cioè cercare di essere “più” di quello che era. Così è stato per l’ombra che suonava il pianoforte e per quella a cui qualcuno cercava di fare gol. Così è stato nella recita delle poesie, nelle canzoni da interpretare cantando e ballando e nei piattini degli chef pasticcioni. Ancora una volta il linguaggio del teatro si è rivelato uno straordinario strumento per mettere la propria specificità non al di sopra, ma al servizio di un percorso comune. Il teatro del Gabbiano ha raccontato storie di ascolto e autenticità.
L’Associazione “Il Gabbiano – Noi come gli altri” ringrazia l’Associazione “Per un sorriso Onlus” che ha finanziato il laboratorio teatrale in preparazione alla rappresentazione finale. Grazie anche a “Volume” per la collaborazione nell’impianto audio.
(Giampiero Remondini)