#inviaggiocolgabbiano – XI tappa. Una solidarietà che nasce dal pensiero per poi farsi concretezza. Giovanni Luzzi è uno dei fondatori del servizio “Due mani in più”, nato nel 2001 da una collaborazione tra Coop Lombardia, Caritas Ambrosiana e altre organizzazioni, ma che coinvolge oggi moltissime realtà (il Gabbiano è una di queste) che collaborano nella consegna della spesa, gratuitamente, a chi si trova in condizione di fragilità. Una rete di volontariato che è prima di tutto “ascolto” nei confronti di chi fa più fatica: anziani e persone con disabilità. Oltre ad avere una lunga esperienza nel comitato soci Coop (dal 1999), Luzzi è il coordinatore/responsabile di questo progetto. Ecco cosa ci ha detto a proposito di disabilità, volontariato e solidarietà.
di Giacomo Marinini e Giampiero Remondini
Ci interessa prima di tutto comprendere la percezione che hai della disabilità. Cosa “avverti” quando incontri una persona che ha un limite evidente o un’autonomia ridotta?
Da vicino nessuno è normale. La lapidaria battuta attribuita a diversi autori, tra cui Franco Basaglia, ci aiuta anche a comprendere e accettare le nostre differenze. Parafrasandola possiamo infatti dire che da vicino nessuno è abile. Sottili sfumature caratterizzano una condizione umana fatta di debolezze e imperfezioni. Perfezione e imperfezione diventano oggi il terreno su cui giocare la partita dell’educazione a partire dalla prima infanzia. Una partita che se giocata con sapienza può divenire motore di una civiltà che farà della disabilità una leva di cura, dono e amore per il prossimo.
Spesso la persona con disabilità viene considerata semplicemente “sfortunata”, dimenticando che è prima di tutto portatrice degli stessi diritti degli altri cittadini. Le prime tre cose, anche piccole, che ti vengono in mente per aiutarci a fissare questo concetto?
Oltre cinquecento anni fa la rivoluzione umanista ha rimesso al centro l’uomo. Un uomo non più legato unicamente a un Dio creatore perfetto ma un uomo legato agli altri uomini. Secoli dopo le teorie filosofico-politiche hanno inteso i soggetti portatori di diritti come indipendenti e autonomi. Questo principio ha creato il paradosso secondo cui chi poteva partecipare alla vita sociale e politica non avrebbe dovuto dipendere da nessun’altro. Un modello che ha esasperato il principio dell’uomo perfetto, dell’oltre uomo di Nietzsche, che ha dato origine alle barbarie dei totalitarismi del Novecento. La storia ci ha insegnato che l’unico sistema possibile deve essere fondato sull’inclusione, sulla partecipazione e sull’autorealizzazione dei disabili in ogni settore.
Spesso la disabilità rende le famiglie isolate e chiuse in se stesse. Cosa possiamo fare come cittadini, ciascuno nel suo piccolo, per abbattere barriere che sono anche psicologiche?
L’isolamento, dal mio punto di vista, si genera all’interno del processo di alienazione provocato dalla trasmissione di determinati fattori culturali e valoriali. A partire dai messaggi mediatici, frutto di una cultura del consumismo, siamo bombardati da stimoli allo spreco che allontanano l’individuo dalla comprensione dei suoi bisogni reali. Questa tendenza contribuisce a creare quella divisione globale per il controllo delle risorse che divide popoli e più in piccolo è in grado di dividere le famiglie all’interno di un medesimo quartiere. È in corso un evidente processo di isolamento da parte delle famiglie che hanno più difficoltà ad accedere ai servizi di base. Una condizione che porta a una nuova sudditanza, per non dire a nuove forme di schiavismo, che sono facile oggetto dello sfruttamento di imprenditori o politicanti. Contro tutto questo, ancora una volta, è compito di reti informali, enti, organizzazioni combattere la solitudine alimentando la socialità e la partecipazione.
La disabilità evidenzia il limite in una società dove conta la prestanza, la perfezione del corpo levigato. Ma in fondo tutti noi abbiamo dei limiti, anche chi li nasconde, non trovi?
Vale la pena sforzarsi di cercare la perfezione? Secondo il filosofo della scienza Telmo Pievani, sono proprio i difetti di un sistema a permettere la sua evoluzione. L’universo stesso non sarebbe mai esistito senza un’imperfezione originaria.
C’è uno slogan che dice “La coop sei tu”. Come si concretizza questo annuncio di partecipazione aperta a tutti e corale?
Si concretizza in modi diversi, a seconda del tempo e del grado con cui si desidera essere coinvolti. Annualmente, ad esempio, le assemblee di bilancio sono momenti di confronto aperti alla partecipazione e al voto finale dei soci. Sempre i soci, che sono i veri protagonisti dell’universo Coop, hanno la possibilità di candidarsi ogni tre anni al rinnovo dei comitati territoriali e di contribuire in prima persona a ideare e organizzare le iniziative socioculturali della stessa cooperativa. Il volontariato Coop è a tutti gli effetti un volontariato attivo, dove la vita del socio diventa parte attiva e propositiva della vita della cooperativa. Queste iniziative, sostenute anche economicamente da un budget dedicato, sono aperte alla libera partecipazione della cittadinanza. Sono decine di migliaia i cittadini che, solo a Milano, partecipano alle centinaia di iniziative culturali, artistiche, formative programmate dai comitati soci, altrettanto avviene in tutta la Regione Lombardia dove la Coop è presente.
“Due mani in più”: anche il Gabbiano partecipa con i suoi volontari. Dalla tua viva voce le motivazioni che l’hanno vista nascere ed estendersi sul territorio regionale.
Il servizio “Due mani in più” nasce nel 2001 dalla collaborazione di Coop Lombardia, Caritas Ambrosiana, Consorzio Farsi Prossimo, Auser Milano, ed altre realtà del volontariato. È un servizio di supporto che mette al centro la persona di qualunque età e affronta in modo concreto vari tipi di fragilità e disabilità. Si rivolge sia a persone anziane che possono recarsi a fare la spesa ma che non sono nelle condizioni di portare carichi al proprio domicilio (per loro è importante il piacere di scegliere il prodotto, incontrare persone e scambiare due parole), sia a persone che non solo con l’età, ma per bisogni diversi, e diverse disabilità, perdono l’autonomia, anche temporaneamente, e pertanto non sono nelle condizioni di recarsi a fare la spesa. “Due mani in più” vuole inoltre essere una risposta di relazione umana, in alcuni casi di rottura della solitudine, contro l’isolamento che le persone si trovano nei loro differenti gradi di disabilità. Per questo, un insieme di realtà associative tra cui proprio l’Associazione Il Gabbiano, hanno deciso di collaborare concretamente, soccorrendo nella spesa quotidiana chi è in difficoltà. Il 7 dicembre 2016, il Comune di Milano ha riconosciuto al servizio “Due mani in più” l’attestato di benemerenza civica.
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