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Homepage > Magazine > Post dal 1997 > 2019 > Diritto alla qualità della vita, conquista di spazi d'autonomia, realizzazione di sè. I tre percorsi suggeriti da Stefano Bolognini
17/10/2019  |  il gabbiano

Diritto alla qualità della vita, conquista di spazi d’autonomia, realizzazione di sè. I tre percorsi suggeriti da Stefano Bolognini

bolognini-1

#inviaggiocolgabbiano – XVII tappa. Leggendo a fondo pagina i sedici “precedenti”, troverete ampie conferme: non ci interessa promuovere un solo colore politico. Ci interessano, invece, la visione e le azioni concrete sul tema della disabilità. La recente visita di Stefano Bolognini – assessore alle Politiche sociali, abitative e Disabilità della Regione Lombardia – a Casa Teresa Bonfiglio è stata un’occasione che non potevamo  lasciarci sfuggire. Il resoconto che segue non si presta a una lettura superficiale, ma per comprendere a fondo un pensiero o un’azione che riguardano l’organizzazione della vita di milioni di persone bisogna anche accettare che serve uno sforzo. Così poi si può ragionare su un contenuto, su una strategia, non sulla semplificazione di uno slogan e nemmeno su un pregiudizio. Bolognini cita Franco Bomprezzi e auspica che di una persona con disabilità si considerino le aspettative oltre ai “bisogni di cure”. Le sue cosiderazioni sono il diciassettesimo tassello di un puzzle sempre più eterogeneo, che va dal genitore al politico, dal volontario alla figura spirituale, dal commerciante al cittadino impegnato nel sociale. Ciascuno ha parlato di disabilità dal proprio punto di vista e ogni punto di vista è prezioso per comporre il quadro generale. Nel box giallo in fondo abbiamo isolato le risposte sui provvedimenti attuati in Regione e quelli programmati.

di Giacomo Marinini e Giampiero Remondini

 

Anche a lei la domanda comune a tutti: ci interessa prima di tutto comprendere la percezione che ha della disabilità. Cosa “avverte” quando incontra una persona che ha un limite evidente o un’autonomia ridotta?
Innanzitutto, la vedo come una persona, certamente con dei limiti nella sua funzionalità ma anche con tutto il suo carico di umanità e potenzialità. Siamo immersi in una cultura che purtroppo ancora troppo spesso considera la persona con disabilità come “diversa” mentre la disabilità è una condizione che ognuno può sperimentare durante la propria vita. Ognuno di noi è diverso dall’altro e non è certo la disabilità a connotare un elemento fondamentale di diversità. Come programmatore regionale, gli interventi posti in essere dall’Assessorato di cui sono al servizio pongono una particolare attenzione al tema del «diritto alla qualità della vita» più che il semplice «diritto alle cure», orientando il focus dal tema della dimensione di «cura e protezione» al tema della «inclusione e delle scelte», alla condivisione dei percorsi di vita, dalle abilità funzionali ai cicli di vita, dal ruolo della famiglia alla centralità della persona. Dalle “risposte ai bisogni” ai “sostegni” per la realizzazione di sè.

Pietismo e indifferenza sono due enormi ostacoli al riconoscimento di una dignità piena alla persona con disabilità. Come estinguerli dal senso comune? Come favorire un’inclusione sociale che sia effettiva e non solo simbolica?
“…in realtà dovremmo poter vivere (n.d.r. noi persone con disabilità) così come siamo, incontrando intorno a noi strutture, sistemi e servizi capaci di includere, di capire, di interpretare, di proporre, di valorizzare.”
Queste poche semplici parole di Franco Bomprezzi evocano quanto sia importante modificare l’approccio delle politiche per la disabilità, orientandole non più al paradigma dell’integrazione ma a quello dell’inclusione e della ricerca di autonomia, dando evidenza che il dettato costituzionale ha come riferimento la persona considerata nella globalità della sua evoluzione e del suo sviluppo.
Definire azioni e predisporre interventi in ottica di inclusione e di sviluppo dell’autonomia, implica di spostare l’attenzione al contesto individuando gli interventi che possono adattarlo alla persona con le sue caratteristiche, bisogni e desideri per costruire percorsi educativi individualizzati, diversificati, flessibili, trasformando la risposta specialistica in ordinaria. Certo è importante porre al centro la persona con disabilità, ma non focalizzando l’attenzione prioritariamente su ciò che è patologia, su ciò che non funziona per poi considerare anche il contesto. Diventa cruciale sostenere nei diversi contesti dell’esistenza la persona con disabilità ed il suo progetto di vita, considerando il ruolo che giocano le diverse fasi della vita in termini sia di “aspettative” del disabile e della sua famiglia, sia di sviluppo di una reale inclusione sociale.

L’assessore Stefano Bolognini in visita a Casa Teresa Bonfiglio

Veniamo al rischio solitudine e abbandono delle famiglie. E’ ipotizzabile una strategia che faccia convergere pubblico e privato, con forza, su questo versante?
Credo che la solitudine e il senso di abbandono delle famiglie possano essere contrastati con azioni coordinate e con interventi di competenza sia del settore pubblico che del settore privato.
In Lombardia il rapporto di collaborazione pubblico/privato è molto forte e consolidato da tempo e gode dei dovuti riconoscimenti in tutte le sue espressioni: vedi le Associazioni di volontariato iscritte ai Registri pubblici (regionale, provinciale e comunale) che rappresentano le persone con disabilità e le loro famiglie e che sono un importante punto di ascolto e di intercettazione di situazioni vulnerabili, le cooperative sociali che gestiscono servizi ed interventi (domiciliari, diurni e residenziali) a favore delle persone con disabilità e a sostegno delle loro famiglie. L’impegno è senz’altro di proseguire nel mantenere e rafforzare questo rapporto, in una logica di coordinamento e interazione degli interventi e delle risorse che possono creare valore aggiunto sul caso singolo.

Assessore Bolognini, il recente bando della Regione sostiene che la quota sanitaria per le nuove CSS (Comunità Alloggio) verrà erogata solo alle comunità realizzate con i soldi dello Stato, della Regione e dei Comuni. Quindi i privati come Casa Teresa Bonfiglio (che al momento è C.A.R.D.) sono esclusi. Perché questa scelta? E’ una scelta definitiva o temporanea?
Pur afferendo il tema ad un altro assessorato (Welfare), ricordo che le Comunità alloggio per disabili sono unità d’offerta sociale che se posseggono i requisiti fissati dalla normativa regionale vigente, possono ottenere l’accreditamento come Comunità alloggio sociosanitarie (CSS). Una comunità accreditata per poter essere finanziata dal sistema pubblico deve essere contrattualizzata.
Ogni anno vengono definite le regole dei servizi socio sanitari regionali, per cui è possibile un’apertura delle contrattualizzazioni, non solo per le CSS ma anche per altre unità d’offerta. Le aperture di nuove contrattualizzazioni avviene sulla base delle risorse complessive, di cui preponderanti sono quelle che la Lombardia riceve dallo Stato, indipendentemente dalla natura pubblica o privata delle unità di offerta.

“Dopo di noi”. La realtà dimostra che il terzo settore sa organizzarsi per dare risposte alla persona con disabilità e per accompagnarla verso una vita adulta, il più possibile indipendente dalla famiglia. Il Comune gestisce la lista d’attesa che ci risulta essere molto lunga. Qual è la strategia della Regione per far fronte a questa situazione?
Il Programma operativo regionale Dopo di Noi attribuisce agli organismi del Terzo Settore un ruolo importante nella realizzazione degli interventi previsti, tanto che, laddove sono coinvolti nei percorsi di accompagnamento all’autonomia o nell’accoglienza in gruppi appartamento dagli stessi gestiti, partecipano alla stesura del Progetto individuale e possono essere anche individuati quale figura di riferimento per la persona disabile e la sua famiglia (case manager). Le risorse statali del Fondo Dopo di Noi sono previste anche per il triennio 2018/2020, quindi questo consente di pianificare la continuità dei sostegni. A livello regionale non si riscontrano liste d’attesa importanti, tanto è vero che gli Ambiti territoriali hanno avuto difficoltà nell’utilizzare le risorse delle precedenti annualità 2016 e 2017, ancora oggi non totalmente impiegate. Senz’altro ciò è da attribuire al fatto che l’attuazione della L. 112/2016 richiede un passaggio culturale e sociale che mira al superamento della logica della mera erogazione di prestazioni centrate sulla condizione di disabilità, per assumere un differente approccio centrato sulla persona – con i suoi bisogni e desideri‐ e sviluppo di un progetto di vita che si proietti su un arco temporale più ampio. Questa nuova modalità di approccio al tema disabilità va a scardinare un modello culturale in cui i genitori prediligono l’accompagnamento protetto e protratto nel tempo dell’emancipazione dal contesto familiare dei figli (dato che si conferma con l’81% dei beneficiari sostenuti con progetti di accompagnamento all’autonomia). È evidente che un cambiamento di tale portata comporta difficoltà non solo per le famiglie, per le Associazioni di volontariato, ma anche per gli operatori sociali degli Enti Locali, fino ad oggi impegnati a fornire risposte concrete a problemi contingenti. La prima attuazione della L. 112/2016 in Lombardia, pur contribuendo all’avvio di questo processo, rilanciando ad esempio l’importanza della valutazione multidimensionale e della elaborazione del progetto individuale di vita della persona con disabilità, ha potuto incidere solo parzialmente sul cambiamento culturale, perché per realizzare questo obiettivo servono tempo e risorse. Senz’altro è necessario proseguire con azioni di natura formativa e di sensibilizzazione su questo nuovo modello di intervento per la disabilità rivolte sia agli operatori sociali degli enti Locali, ai gestori dei servizi e alle Associazioni di volontariato, sia alle famiglie. Va infine evidenziato che l’accompagnamento all’autonomia è un percorso che può essere progettato e realizzato non solo con le risorse del Fondo Dopo di Noi, ma anche attraverso servizi già presenti nella rete territoriale, quali ad esempio i Servizi di formazione all’autonomia, i Centri socio educativi e i Centri diurni per disabili: qui si richiama l’importanza del lavoro dei servizi sociali dei Comuni in termini di management di rete, di valutazione e di progettazione.

I tre provvedimenti più importanti che la Regione Lombardia ha attuato per le persone con disabilità?
Le Delibere della Giunta regionale n. 1253/2019 e n. 1735/2019 relative al Programma operativo regionale per il Fondo delle Non Autosufficienze che hanno modulato gli interventi, soprattutto per le persone con disabilità gravissima, in modo di dare risposte mirate a persone con bisogni molto diversi tra loro per tipologia della disabilità (demenza, autismo, dipendenza vitale, ritardo mentale, ecc) e per età (minori, adulti, anziani), per mantenerle nel loro contesto di vita, supportando il caregiver familiare e favorendo percorsi di inclusione sociale. Le importanti risorse regionali impiegate sono state indirizzate per offrire servizi alle famiglie in una logica non solo di supporto all’assistenza a domicilio, ma anche di inclusione della persona con disabilità. La presa in carico globale della persona con valutazione multidimensionale da parte delle ASST e Comuni e definizione del Progetto individuale, con individuazione del Case manager, è ormai diventato un prerequisito per l’erogazione degli interventi.

La DGR n. 6674/2017 e la recente DGR 2141/2019 relative al Programma operativo regionale DOPO DI NOI che hanno riconfermato il processo di presa in carico della persona con disabilità e della sua famiglia, attraverso la valutazione multidimensionale integrata tra ASST e Comuni ed il progetto individuale, che deve interessare tutte le dimensioni della persona e rimodularsi a seconda della fase del ciclo di vita. Il Progetto individuale risulta ulteriormente rafforzato, tenuto conto della definizione di un budget di Progetto e dell’individuazione del Case manager.
La D.G.R. n. XI/46 del 23/04/2018 “Approvazione delle linee guida dei servizi a supporto dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità sensoriale, in attuazione degli articoli 5 e 6 della l.r. n. 19/2007” con la quale si sono delineate le modalità di sostegno agli studenti con disabilità sensoriali per un proficuo inserimento scolastico, al fine di poter garantire ogni forma di aiuto e consentire un approccio ad un corretto apprendimento e che consenta di mettere in atto tutto ciò che serve per il superamento delle barriere relazionali.Vale la pena ricordare che tutte le citate delibere sono state costruite nell’alveo della DGR n. 116/2013 relativa a Determinazioni in ordine all’istituzione del fondo regionale a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili, provvedimento di particolare rilevanza assunto nella X Legislatura, poiché, nel raccogliere l’esperienza sviluppata in Lombardia negli anni precedenti, rilancia ‐ in un’ottica di innovazione ‐ l’impostazione dei futuri indirizzi di sviluppo dei servizi, mettendo in luce la presenza di un contesto di bisogni piuttosto articolato e complesso che richiede al programmatore regionale un’attenta analisi e valutazione per individuare strategie di risposta più mirate ed efficaci, orientate anche ad un uso più razionale e coordinato delle risorse. Con questo atto infatti sono stato fissati alcuni obiettivi strategici per le politiche regionali:
‐ consolidamento e completamento della rete dei servizi mediante una forte responsabilizzazione delle istituzioni territorialmente competenti nella pianificazione, valutazione e presa in carico dei bisogni, nonché di responsabilizzazione e di valorizzazione della famiglia verso i suoi componenti fragili, accuditi e protetti nel loro contesto familiare e domicilio, supportandola nel suo ruolo primario di assistenza e di cura;
‐ presa in carico globale per ricomporre la risposta sul bisogno della persona con disabilità: valutazione multidimensionale integrata tra operatori sanitari dell’ASL –ora ASST‐ e operatori sociali dei Comuni, predisposizione del progetto individuale ‐ riorientamento dell’offerta rispetto ad una domanda più diversificata, mettendo in campo misure ed interventi più flessibili.

E i prossimi in agenda?

Diversi sono i provvedimenti in programma nei prossimi mesi: Piano regionale per le non autosufficienza, Piano per il dopo di noi 2020, Nuova iniziativa sui parchi giochi inclusi, Servizi di videointerpretariato con la LIS……
In questo contesto però mi preme ricordare il grosso lavoro che stiamo facendo come assessorato in merito alla costituzione del Fondo Unico per la disabilità. Si tratta di un importante lavoro già avviato che vede coinvolti alcuni Assessorati regionali strategici per le politiche a favore delle persone con disabilità: l’Assessorato Politiche sociali, abitative e disabilità, infatti ha avuto una delega esclusiva sui temi della Disabilità. La delega è un impegno di Legislatura che richiede un approccio trasversale capace di promuovere l’integrazione delle politiche e la ricomposizione delle risorse. La definizione del Fondo Unico disabilità è un concetto che implica raccordo e coordinamento delle politiche ed un utilizzo più razionale ed efficace delle risorse. Razionale nel senso di “funzionale”: le risorse sono funzionali nel definire i “sostegni”, i sostegni, siano essi in forma diretta (servizi) o in forma indiretta (sostegni economici), sono funzionali al percorso di vita della persona disabile, garantendo quegli interventi capaci di consentire la sua realizzazione personale e sociale. Ciò implica una forte integrazione delle politiche di settore che devono agire in una logica di sistema per promuovere la costituzione di un Fondo Unico per la disabilità che sia luogo di ricomposizione dei diversi fondi di derivazione regionale/statale che alimentano gli interventi nei settori sanitario, sociosanitario, sociale, istruzione, lavoro, ecc. L’impegno politico: costruzione di un sistema “unitario” di risorse non solo economiche, con l’obiettivo di consentire che al progetto personalizzato corrisponda un intervento coerente, attraverso la messa a disposizione dei sostegni necessari e, quindi, realizzare compiutamente un processo di presa in carico che sia “unificante” anche nella definizione della individuazione degli interlocutori istituzionali destinati a sottoscrivere tale progetto e definendo il ruolo del case manager come quello del “garante” del progetto. Se a livello regionale si lavorerà per promuovere l’integrazione delle politiche specifiche regionali attivando specifiche azioni di raccordo tra i diversi Assessorati, a livello locale si opererà per promuovere la strutturazione di modelli organizzativi ed operativi che, attraverso gli strumenti della valutazione multidimensionale e la predisposizione del Progetto individuale con relativo budget, ricompongano le risorse professionali afferenti a diversi comparti –sanitario, sociosanitario, sociale attorno alla persona con disabilità e la sua famiglia, per assicurare un percorso di reale “presa in carico” della persona con disabilità che sia continuativa e modulata rispetto alle diverse fasi del ciclo di vita della persona.

*** *** ***

In precedenza:
Il Diciotto e il Gabbiano, un’alleanza nelle parole di Roberto Rognoni – 13/10/2019
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